Ri-Costruzione la casa del lavoro possibile - interventi -Elettra Sorresini - Alessandro Mendini - Cleto Munari  
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elettra Elettra Soresini

Il mercoledì è il giorno più bello della settimana. Il giorno in cui venti persone rompono l’isolamento e il silenzio e si ritrovano insieme. Accumunati da un fare, ritrovarsi diventa un’esigenza. Mi hanno detto : “Siamo diventati amici”. Sono diventati un gruppo. Esigenza di esprimere le proprie idee, utopia di una casa gioiosa e divertente, dai colori squillanti.
Gli oggetti non esprimono stili differenti ma sono accumunati da una realtà domestica immaginata in modo unitario come gruppo e non come singolo. C’è un’adesione a un’idea apparentata nelle forme e nei colori. Lo stile è unico. Gli oggetti progettati sono senza firma perché sono frutto di un processo che unisce e non divide. Un pensiero creativo debordante non necessita di sollecitazioni creative.
Nella classe il maestro deve sollecitare l’atto creativo, stimolarlo con degli esercizi appropriati, insegnare la funzione creativa se mai sopita. Nel gruppo dei venti il “maestro” dà solo delle indicazioni tecniche, semmai incoraggia, altro non è necessario. Le forme e i colori sono squillanti, non si riescono a tenere a freno. La funzione è garantita dal desiderio.
Il limite tra normalità è patologia è talmente labile che non mi piace leggere nei testi che descrivono questa “avventura” la parola paziente. Paziente rimanda sempre alla nozione di curante.
La vista di questi oggetti scoppiettanti, in una giornata piovosa, mi hanno animato in un periodo per me mesto. Il loro estro e la vivace presenza di queste forme hanno avuto su di me una funzione catartica. La sorpresa di queste forme che privilegiano le curve, le forme accoglienti, le dissonanze cromatiche, che richiamano alla mente i mobili progettati da Depero, rallegrano la vista e il pensiero.
Hanno sorpreso il mio immaginario i nomi delicati: “Luce azzurra” per una lampada o “Tintarella di luna” per un ombrellone da spiaggia. I nomi che richiamano un fuori come “Libreria sole” o “Tavolino da bosco”.
Ho chiesto a un autore (gran bevitore di caffè) come mai una delle diverse caffettiere da lui progettata fosse storta e mi ha risposto :”Perché è stanca”. L’immaginazione veste la forma e la fa piegare per troppo servire, oppure avverte: “Occhio all’ora” , si tratta di un orologio a forma d’occhio!  A volte sono i ricordi a nominare: una canzone lontana “Bandiera gialla” per una sdraio blu o i giochi infantili “Tende armadio”. I desideri accarezzati: “Desiderio estate del ‘76” per una lampada che richiama un vissuto passato, “La lettera” per un quadro tappeto o le paure, le angosce: “Poltrona panico” una forma che serra ma include e accoglie in verdi lontani.
Le parole sono importanti non meno delle forme perché ci fanno volare altrove.  
Ho fatto i complimenti per il loro lavoro così frequentemente esposto nelle mostre che sono organizzate per far conoscere questi progetti, ma mi è stato risposto “Io vorrei, è il mio più grande desiderio portare in vacanza mia moglie e mia figlia” e una ragazza mi ha detto “Sì va bene, ma c’è un premio?”.
Il lavoro degli autori dei progetti sarebbe giusto avesse un riconoscimento concreto, non basta solo mostrare. Questa ho chiamato “avventura” è coraggiosa perché diversa. Si sono sempre attivati laboratori di pittura spesso a fini di “decodificazione terapeutica”. La pittura fine a se stessa, solo come traduzione iconica di allucinazioni, angosce, ossessioni.
La pittura come mezzo per “leggere la malattia”, il disagio che diventa un trabocchetto per il cosiddetto paziente. La pittura come tramite di una interpretazione che non può che essere parziale. La pittura che rimane un mezzo e solo in rari casi diventa arte è un’attività che inganna il paziente, la pittura che rimane nella maggior parte dei casi naif, che non reinserisce.
Questo laboratorio così diverso è sperimentale ha invece l’ambizione di riportare a una concretezza, non di mera esecuzione artigianale ma a dar libero sfogo alle idee, per trovare una funzione d’uso all’oggetto che sancisca una realtà del fare.
È il merito di questa esperienza unica e singolare.



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Alessandro Mendini

Si tratta di una ventina di opere di media dimensione esili nella loro dichiarata fragilità, forti invece nei colori accesi e nel senso di sintesi. Affidano la loro espressione alla memoria degli oggetti che arredano le case della normalità. Guardati sub-specie oggettuale, si può parlare di essi come simulazioni di possibili veri progetti, fantasie allucinate di spazi domestici a volte negati. Possono essere osservati dal punto di vista estetico, oggetti belli, elementari e attenti.
Ma la loro realtà, la loro genesi e il loro essere è molto più complesso. Si tratta invero di sculture, una specie di nature morte fuori dal comune. Sono oggetti "anormali": Anzi per essere precisi, sono testimonianze esistenziali. Sono opere di individui "diversi", e il loro obiettivo non è il bello o il brutto, ma quello di esercitare, di svolgere, di compiere un lavoro, di applicarsi su un progetto.
Da menti che noi destiniamo solo ad una tragica sofferenza, agli incubi e all'angoscia, emergono e si solidificano questi oggetti testimonianze dell’esistenza di un impegno nella loro vita.
E per noi questo lavoro è la rappresentazione delle interpretazioni che essi fanno dell'ambiente nostro (di normali), quello che noi diamo loro. Ma ribaltando la prospettiva e lo sguardo, queste loro visioni potrebbero aprire la nostra razionalità verso inediti intuiti di progetto, verso sensazioni e poetiche del tutto inesplorate. Perciò questa collezione di oggetti "a-normali" ha più di un valore. Primo, quello di riempire con un lavoro ideativo e spesso divertito il vuoto esistenziale di un insieme di persone sfortunate. Secondo, quello di permetterci di intuire, attraverso i loro fantasmi, degli eventuali progetti fuori dai nostri schemi. Terzo, quello di essere opere, se considerate in se stesse, cariche di emozione e di forza umana, simili a simboli o feticci.

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Ri-Costruzione is a therapy project that began in 2006 in the Department of Mental Health of the Azienda Ospedaliera in Lodi, Milan. Its aim is to stimulate people afflicted by severe mental illness to engage in new forms of socialization. These are people who have not shown any desire to communicate with others for a long period of time. The project has been put into effect by opening a design atelier conceived as an open space where a new way of designing is mediated and suggested to the patients, resulting in the creation of life-size models of "possible objects".
The health workers introduced the patients to the first creative approach by having them make drawings and papier mâché objects.
Soon after that, Maurizio Costa, a modellist, introduced them to the recycling of easy-to-handle semi-finished materials of different types. This new means of crafting saw the patients making an actual repertory of objects such as lamps, boxes, bags, benches, containers and various types of chairs, all with a "design" value.
Ri-costruzione today is an emblematic example of the combination between art and mental disorder. It also shows how a workshop of "possible objects" can come about, where patients' creativity is channelled into a process of design and production that comes about in full respect of their diversity. The projects are medium-sized and fragile-looking, but with strong colors and a sense of synthesis. They are an expression of the memory of objects that are used to furnish the houses of normality. They can be seen as small sculptures or representations of daily life, or even as simulations of real projects that are hallucinatory fantasies of sometimes negated domestic spaces. They can be seen from an aesthetic point of view as attractive and elementary objects. But their genesis is very complex. Indeed, they are still-life sculptures that are out of the ordinary. They are anomalous objects. Rather, to be precise, they are dramatic existential statements by schizophrenic individuals. The aim is not beauty, but the satisfaction of making a project and applying a design. From minds that we consider to be suffering terribly from nightmares and anxiety, these objects emerge and solidify as the proof of a commitment in their life. Therefore this collection of anomalous objects has two opposite senses. One is the filling the existential void, experienced by a group of unfortunate people, with a conceptual task. The other is an opportunity to intuit through their spectres the existence of projects lying outside our conceptual framework.



cletomunari Cleto Munari

Ci si è chiesti più volte, e da più parti, quale fosse il confine tra il fare dell’artigiano e la creazione del designer, tra l’invenzione pura nel campo del Bello e l’abilità di realizzare qualcosa di utilizzabile, di significativo per la nostra quotidianità pratica.
Bellezza e funzionalità sono combinate “ad arte” in tutti i lavori più riusciti a firma dei maggiori designer mondiali, ma anche di quelli non propriamente pervenuti al successo e alla fama, ma che comunque possono definirsi a buon diritto dei “designer”.
Ognuno di questi “artefici”, a suo modo, vive e rivela un suo mondo esclusivo, facilmente riconoscibile, e massimamente simbolico, direi quasi poeticamente simbolico.
Nei paesi di lingua inglese, e soprattutto in Scozia, il poeta, il bardo, era definito Makar (facitore), e si intuisce facilmente come il nome derivi dalla radice del verbo “to make” (fare).
Anche la poesia è di fatto prodotta per essere utilizzabile, per pronto uso e consumo di chi ascolta o legge.
Non è un caso che tutti questi designer “ex-centrici”, fuori dal centro, decentrati e decentranti, possiedano una propria “voce”, una “mano” particolare, uno stile, come è proprio di tutti i poeti, e che i loro oggetti debbano riflettere un mondo singolare fatto di visioni, reveries, e simboli (consci e inconsci) rappresentativi d’un tratto del loro vissuto: ecco allora spiegate le loro creazioni antropomorfe, strutturaliste, o totalmente visionarie che accolgono qui un tratto comune: l’eccentrica bellezza legata alla voglia di volere e poter fare, perché il fare è sintomo di essere nel mondo e incidere sul mondo in quanto esseri sensibili e creativi.


 



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